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mercoledì 19 novembre 2014

Integrazione multisensoriale e patologia. Riflessioni.

Durante il Convegno Internazionale annuale di Riabilitazione Neurocognitiva è stata messa in luce l'importanza della integrazione multisensoriale, ovvero di quella che è una delle modalità attraverso la quale percepiamo e quindi conosciamo il mondo.
Per conoscere il nostro corpo, lo spazio e quindi la relazione del corpo col mondo, il nostro Sistema Nervoso ricorre ad integrare diverse informazioni (la vista, l'udito, la somestesi, il vestibolo...)derivanti dai nostri diversi organi di senso tenendo conto di criteri ben precisi. Raggiungere e manipolare un oggetto, localizzare il nostro telefono che squilla, capire il gusto di un cibo, sono solo alcune delle nostre esperienze multisensoriali. Il nostro movimento è legato alla integrazione (e non alla somma!) di più informazioni.
L'ipotesi avanzata è stata che alla base della patologia e quindi di fenomeni come il dolore, il cosiddetto "ipertono", l'alterata organizzazione spaziale e temporale del gesto, possa esserci una incapacità di integrare diverse informazioni per l'organizzazione dell'azione.

Questo rende necessario pensare ad esercizi che tengano sempre più conto della multisensorialità dell'azione, dell'intenzione e dell'aspetto emozionale. Ecco così che ancora una volta ci troviamo a sottolineare l'importanza della unità mente-corpo e di come solo utilizzando i nostri processi cognitivi sia possibile modificare il corpo, il movimento e di come attraverso il movimento e l'interazione corpo/mondo, sia possibile conoscere e quindi attivare la nostra "mente".
Per approfondimenti consiglio la lettura dei testi:

- Bruno N., Pavani F., Zampini M. (2010) La percezione multisensoriale. Il Mulino Itinerari
- Micah M. Murray, Mark T. Wallace (2012) The Neural Bases of Multisensory Processes (Frontiers in Neuroscience)


sabato 4 ottobre 2014

Domanda di un paziente: ha senso la Riabilitazione Neurocognitiva nella patologia dolorosa del rachide?

Buonasera,
ho 32 anni e da circa 6 anni soffro di lombosciatalgia per la presenza di protrusioni discali a livello D12-L1 e L4-L5. Fino a qualche tempo fa mi veniva il dolore alla parte lombare della schiena ma non era così limitante tanto da dovermi fermare. Bastava fare delle punture di Voltaren e Muscoril e il dolore mi passava piuttosto facilmente. 
Ho fatto recentemente una nuova risonanza dove non sono stati riscontrati peggioramenti significativi, ma da circa un paio di mesi il dolore sembra peggiorato e a volte si espande anche all'attaccatura della coscia. Quando mi prende, sento come una morsa sul fianco e sulla schiena. Mi sento tutta la schiena come un blocco, soprattutto quando cammino. 
Ho seria difficoltà a stare in piedi, mentre seduta va un po' meglio anche se il dolore si sente lo stesso. Addirittura, quando sto seduta mi sembra come di "cadere" sulla parte destra. 
Anche quando non ho dolore, chi mi guarda mentre cammino o quando sto seduta, mi dice che assumo una postura tutta storta. Ultimamente mi sono accorta che i farmaci non riescono a darmi più tanto sollievo come prima.
Pensa che un intervento di Riabilitazione Neurocognitiva possa essere utile al mio caso?

martedì 13 maggio 2014

Interpretazione del dolore e scelte riabilitative in un caso di dolore neuropatico cronico. (tratto dall'intervento al Convegno Internazionale IL NODO SOTTO LA PELLE: DOLORE E RIABILITAZIONE NEUROCOGNITIVA. 08-10 Novembre 2007)


All’interno del percorso di studi inerente il dolore come problema riabilitativo, risulta sempre più necessario analizzare il modo in cui il riabilitatore interpreta il dolore del paziente, arriva ad individuare e raccogliere i dati riabilitativi più significativi, a formulare ipotesi, a fare delle scelte, a pianificare il trattamento ed a strutturare gli esercizi più idonei per la soluzione di tale problematica.

Considerando il dolore come conseguenza di una discoerenza informativa, guidare il paziente a ricreare quella coerenza persa allora, dovrebbe permettere la risoluzione della situazione dolorosa. Ma in che modo il riabilitatore può far in modo che ciò avvenga?

In questo lavoro verrà preso in esame la problematica dolorosa di una paziente, F.M. di 63 anni, con diagnosi di paraparesi da esito di ischemia midollare avvenuta nel 1990. L’intento non è quello di presentare in maniera completa il percorso riabilitativo, ma di porre l’attenzione sul modo in cui il riabilitatore ha interpretato il dolore di cui parlava la paziente e quindi sulle scelte ritenute appropriate per la strutturazione dell’esercizio.

F.M. oltre a riferire della presenza di un disturbo motorio prevalente all’arto inferiore destro e della difficoltà a deambulare anche per brevi tratti, parla di un dolore forte e presente in maniera costante che interessa il bacino e gli arti inferiori, non risolto mediante i precedenti trattamenti riabilitativi eseguiti, né con l’impianto di elettrodi spinali successivamente rimossi, né con il trattamento farmacologico.