martedì 8 novembre 2011

I Principi della Teoria Neurocognitiva

La Teoria Neurocognitiva ritiene che l’entità ed il livello qualitativo del recupero, sia spontaneo che guidato dall’intervento riabilitativo, siano determinati dal tipo di processi cognitivi che vengono attivati e dalla modalità della loro attivazione.
Che cosa sono i processi cognitivi? Sono quei processi, frutto dell’attività delle cellule del nostro Sistema Nervoso, che permettono all’uomo di mettersi in rapporto con il mondo esterno, di elaborare informazioni relative a questa interazione, di raccogliere le esperienze effettuate, di utilizzarle in altre occasioni, di modificare le caratteristiche di interazioni successive e di farne oggetto di comunicazione.
I processi cognitivi sono l’Attenzione, la Memoria, il Linguaggio, la Percezione, l’Immagine, la Visione, l’Esperienza, il Problem Solving.
È proprio dall’organizzazione dei Processi Cognitivi che emerge il Movimento
Per raggiungere un bicchiere su un tavolo, ad esempio, abbiamo bisogno: di avere l'intenzione di andarlo a prendere, di vederlo, di riconoscere che quell’oggetto di quella forma e caratteristiche è un bicchiere, di localizzarlo nello spazio e rispetto a noi, di sentire come sta messo il nostro braccio e qual è la posizione della nostra mano, di rappresentarci (anche se in maniera non cosciente) il gesto che dovremo andare a fare, per poi infine organizzare il reclutamento muscolare più adeguato per effettuare il gesto di raggiungere e afferrare il nostro bicchiere. Il movimento, quindi, non è solo forza muscolare e per questo il suo recupero non può essere legato al solo recupero della forza!
Se consideriamo l’uomo non come la somma di più pezzi, ma come l’integrazione di diversi “elementi” di un Sistema che in base alla loro organizzazione fanno emergere una funzione con caratteristiche specifiche per l’organismo (pensiamo alla respirazione, o alla suzione nel bambino ad esempio…), il movimento allora sarà qualcosa che emerge dall’organizzazione degli elementi del Sistema: le ossa, i muscoli, il cervello, i recettori …  Capirete bene come una alterata organizzazione di uno o più elementi possa far emergere un movimento alterato.

Il movimento ci permette anche di “conoscere”. Per camminare, ad esempio ho bisogno di sentire “dove mettiamo i piedi”, ovvero le caratteristiche del terreno e questo è importante perché dopo dovremo portare il peso sulla gamba per poi, una volta organizzata la distribuzione del peso, spostarla di nuovo avanti. Quindi, se per muovermi ho bisogno di sentire, è vero anche per sentire devo muovermi. Un altro principio importante della Teoria Neurocognitiva è che il movimento è conoscenza.

E che cos’è che ci permette la “conoscenza”? È il corpo che, secondo la Teoria Neurocognitiva, è considerato una superficie recettoriale come diverse altre (ad esempio la retina). Per poter conoscere è necessario che il corpo possa frammentarsi, ovvero che i diversi elementi del nostro corpo siano in grado di muoversi in maniera indipendente ed in diverse parti dello spazio. Pensiamo, ad esempio, se dobbiamo andare a prendere un bicchiere: vedremo che le diverse parti della mano (il polso, il pollice, le altre dita) vanno in direzioni diverse per poter prendere contatto con l’oggetto.

Un altro principio importante della Teoria Neurocognitiva è il recupero considerato come un processo di apprendimento in condizioni di patologia.
Conseguentemente ad una lesione, sia essa a carico del Sistema Nervoso Centrale che Periferico (ma anche per lesioni di tipo ortopedico, tendenzialmente meno complesse) c’è una tendenza ad una riorganizzazione spontanea del Sistema (abbiamo detto prima che l’uomo è come un Sistema) che mira all’economia. Ciò potrebbe comportare l’emergenza di un movimento povero, qualitativamente (oltreché quantitativamente) alterato. Questo è spiegabile con “l’utilizzo” di circuiti cerebrali più semplici e rappresentazioni alterate del corpo e del movimento. Per questo è necessario che il Riabilitatore guidi il processo di recupero cercando di far riorganizzare il movimento nella maniera più vicina possibile al comportamento fisiologico, ovviamente dovendo far sempre i conti con gli esiti “biologici” della lesiona accorsa.
Se una lesione determina un alterazione del modo di utilizzare i processi cognitivi e quindi di far emergere un movimento evoluto, è vero anche che mediante l’utilizzo dei processi cognitivi possiamo modificare la biologia, ovvero la struttura del nostro cervello (per questo parliamo di “Neuro” – “Cognitiva”, esprimendo la possibilità che il cervello come organo del pensiero e dei processi emozionali possa modificare il cervello come struttura biologica).
Sono diversi gli studi che dimostrano una modificazione di alcune aree della nostra corteccia cerebrale in seguito a compiti di apprendimento. Sarà opportuno, quindi, strutturare esercizi specifici che pongano il paziente in situazioni di apprendimento per poterlo guidare verso il recupero.