sabato 12 novembre 2011

Perchè non solo la contrazione del muscolo?

La contrazione muscolare è solo un anello di una lunga catena di processi è non è l’unico problema conseguente ad una lesione sia essa a carico del cervello che di nervi periferici o di strutture ossee, muscolari e tendinee.
È uso comune pensare che si debba recuperare sempre la forza muscolare dopo una qualsiasi lesione. Proviamo a fare qualche esempio.
I pazienti con lesione al cervelletto possono presentare un tremore cosiddetto “intenzionale”, che compare nel momento in cui vanno a muoversi.
Oppure alcuni pazienti con lesione all’emisfero di sinistra possono presentare dei disturbi definiti aprassici e ad esempio non riescono a “selezionare” le giuste parti del corpo per fare un gesto apparendo così goffi, oppure non riescono ad eseguire un gesto dietro comando verbale, o ancora non riescono a raggiungere ed afferrare un oggetto per l’incapacità di trasformare le informazioni visive in informazioni relative al proprio corpo (trasformazione visivo-somestesica).

Se pensiamo che tutto ciò dipenda dalla forza muscolare sbagliamo! Il problema è proprio (per vari motivi in base al tipo di patologia dello specifico paziente) nel modo di organizzare i processi cognitivi che fa emergere quel movimento in maniera alterata.
Anche nel paziente con lesione ortopedica il reclutamento muscolare necessita di attenzione non solo in quanto a quantità, ma anche a qualità. Cerchiamo di motivare questa affermazione.
Spesso si mira al recupero del paziente traumatizzato con contrazioni muscolari ripetute e stereotipate (ad esempio flessione ed estensione di ginocchio magari contro resistenza per rinforzare il quadricipite), ma se andassimo a studiare il muscolo sia come è rappresentato nel nostro cervello che nel modo in cui va ad attivarsi, scopriremmo che l’intervento appena menzionato risulterebbe un po‘ riduttivo.
Nella corteccia cerebrale ci sono gruppi di neuroni che controllano addirittura muscoli differenti così come diversi gruppi di neuroni controllano uno stesso muscolo. Questo sta a supportare l’infinita variabilità nel contrarre i muscoli in base al gesto che dobbiamo fare!
Allo stesso tempo, le fibre di uno stesso muscolo si attivano in maniera differente in base allo scopo del gesto che vogliamo fare. Prendiamo ad esempio il muscolo del polpaccio (il tricipite surale), si attiveranno fibre diverse a seconda se dobbiamo correre piuttosto che camminare.
Alla luce di quanto detto, come possiamo pensare che il recupero possa dipendere solo dall’esecuzione di contrazioni muscolari afinalistiche e ripetitive?

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