mercoledì 26 novembre 2014

Riabilitazione Neurocognitiva e lesione del legamento crociato anteriore. Domanda di un paziente.

Buongiorno,

2 anni fa ho subito un intervento di ricostruzione del crociato anteriore, successivamente al quale ho fatto molta fisioterapia per rimettermi in sesto. Ho cercato soprattutto di rinforzare la muscolatura con esercizi ed elettrostimolazione e ho fatto molto le pedane per l'equilibrio. 

Da qualche mese ho iniziato a sentire di nuovo una certa instabilità nel ginocchio. Lei pensa che un trattamento neurocognitivo possa essere indicato nel mio problema?

Salve,
forse spesso viene trascurato come anche le strutture legamentose siano ricche di recettori e quindi, nel suo caso specifico il legamento crociato anteriore, risulta essere a tutti gli effetti un organo di senso

Partendo dal presupposto che la relazione fra movimento e conoscenza è strettamente interrelata, come poter prescindere dal pianificare esercizi che mirino al recupero della capacità di percepire il proprio corpo al fine di recuperare il movimento?
Ogni informazione proveniente dai recettori disposti in tutto il nostro corpo (cute, muscoli, legamenti) fornisce informazioni il nostro Sistema Nervoso Centrale, nonchè va a stimolare dei motoneuroni chiamati gamma, responsabili della regolazione dello stato di contrazione dei nostri muscoli e quindi della predisposizione alla giusta contrazione per effettuare un gesto. 
Ad essere ancora più accurati, ci sono studi che hanno dimostrato come una lesione del legamento crociato vada a determinare una alterazione dei potenziali evocati sensoriali nell'area somatosensoriale primaria nel nostro cervello.

Per uscire da un ottica più neurofisiologica e passare ad aspetti più vicini al ruolo che il ginocchio ha nelle nostre azioni della vita quotidiana, esso è importante in quanto regola la distanza del piede da un oggetto (il suolo, uno scalino, un pallone...) e dal nostro corpo, permettendoci così mediante la cooperazione con gli altri elementi corporei ed un reclutamento variabile ed adattabile di poter camminare, correre, calciare, salire le scale e tanto altro. E' inoltre responsabile insieme al bacino, l'anca e il piede nel sostenere il peso del nostro corpo nel momento in cui un arto è fisso e l'altro si sposta.

Credo che questi presupposti già siano sufficienti per avvalorare una ipotesi di trattamento che tenga conto dei requisiti dell'organizzazione dell'azione (le informazioni da raccogliere, l'intenzione nel contesto dell'azione, la rappresentazione delle aspettative previste dalla esecuzione del gesto, la verifica di tali aspettative). 
Focalizzarsi su quanto reclutare un muscolo e sul mantenere l'equilibrio dopo perturbazioni su pedane oscillanti (e quindi un controllo riflesso del movimento e non pianificato come accade nella nostra quotidianità!) è un po' riduttivo per recuperare una funzione complessa come il movimento.
Ecco spiegato come potrebbe essere stata proprio una mancanza della considerazione degli aspetti che le ho esposto ad averle determinato questa nuova instabilità.
Il corpo è una superficie recettoriale ed è attraverso la conoscenza del mondo che si può organizzare per far emergere il movimento.

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