lunedì 13 ottobre 2014

L'ictus: domanda di un paziente con emiplegia destra.

Buonasera,
da un anno e mezzo ho avuto un ictus che mi ha compromesso il lato destro del corpo.
Ho fatto fisioterapia durante la quale mi muovevano passivamente il braccio e la gamba e mi facevano fare esercizi per riattivare i muscoli. Nonostante abbia ripreso a camminare con una stampella, anche se in maniera disordinata e poco sicura, ho ancora difficoltà a usare il braccio. Essendo un insegnante di pianoforte, noto questa difficoltà soprattutto quando provo a portare la mano sui tasti. Oppure quando provo a spegnere l'interruttore della luce o a prendere un bicchiere quando mangio, mi sembra a un certo punto di avere come un blocco al gomito che non mi fa allungare il braccio e sforzo la spalla. A cosa può essere dovuta questa difficoltà? Eppure ho fatto tanta fisioterapia!


Salve,
da quello che mi descrive, noto una alterazione nella organizzazione della funzione di raggiungimento.
Tale funzione implica una organizzazione complessa da parte del Sistema Nervoso e non può essere ridotta alla semplice forza muscolare. Raggiungere un oggetto (i tasti del pianoforte, un interruttore, un bicchiere come lei descrive, o altre cose) implica vederlo, localizzarlo nello spazio e rispetto a se, percepire il proprio arto superiore, saper organizzare la spazialità e la temporalità del gesto nei diversi elementi dell'arto superiore (spalla, gomito, polso, dita), nonché saper anticipare quei movimenti che permetteranno di arrivare all'oggetto. Capirà bene che delle semplici mobilizzazioni passive o la richiesta di attivare determinati muscoli, non potranno guidarla verso il recupero dei diversi processi sopraelencati.
Avendo un interessamento del lato destro del corpo e quindi una lesione all'emisfero di sinistra, è possibile che la sua difficoltà sia legata anche ad un problema di tipo aprassico.
L'aprassia è una alterazione del gesto senza che vi siano problemi motori e sensitivi.
Fra i disturbi aprassici possiamo annoverare l'incapacità/difficoltà nel selezionare le corrette parti del corpo (ruolo articolare) per l'esecuzione di un gesto, nell'organizzare la spazialità e la temporalità del gesto, nel mettere in relazione diverse parti del corpo tra loro (spazio intrapersonale), nel trasformare in somestesi (tutte le informazioni relative al corpo) quelle informazioni provenienti da altri canali sensoriali come vista e udito (e quindi incapacità nell'eseguire movimenti su imitazione o comando verbale).
Il suo avvertire "come un blocco al gomito" nel momento in cui sta raggiungendo qualcosa e il conseguente "sforzo della spalla", mi fanno ipotizzare magari una difficoltà nell'inserire il gomito all'interno del raggiungimento e nel creare relazioni con gli altri fulcri dell'arto superiore al fine di far emergere lo spazio del corpo (nel caso specifico relazioni di distanza) adeguato all'azione.
Lo spazio non è qualcosa che ci è dato, ma emerge appunto dalle informazioni del nostro corpo e dalle relazioni di questo con l'ambiente esterno.
Capisce bene che parlare di rinforzo muscolare o mobilizzazione sia molto riduttivo. Non è di certo quella la strada per poter recuperare una funzione.

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