martedì 30 settembre 2014

Il significato dell'Esercizio in Riabilitazione.

Una delle "ansie" del terapista è proprio quella di individuare gli esercizi più idonei per un paziente e molto spesso si incorre nell'errore di mettere in atto interventi stereotipati per qualsiasi tipo di patologia. Questo deriva anche dalla scarsa considerazione del significato e del ruolo dell'Esercizio.
Esso rappresenta l'elemento terminale di una adeguata pianificazione del trattamento, figlia di una Teoria Riabilitativa di riferimento attraverso la quale interpretare la patologia ed individuare quegli  Strumenti dell'Esercizio che permettano al malato di modificarsi.
L'Esercizio non è la mera ripetizione di movimenti stereotipati, non è il fine dell'intervento riabilitativo, non è espressione di un protocollo riabilitativo uguale per tutte le tipologie di malati.
Deve rappresentare un Problema Conoscitivo per il paziente, ovvero una richiesta (cognitivo/motoria) alla quale al momento non sa "rispondere", ma esaudibile attraverso il frazionamento del corpo. E' proprio di fronte alla novità che il paziente è costretto a riorganizzarsi e quindi ad utilizzare nuove strategie che gli consentono di apprendere.
E' questo il motivo per il quale chi ha visto (o vissuto) una seduta di Riabilitazione Neurocognitiva ha potuto osservare richieste di "riconoscimento" di superfici, pressioni, attriti, spostamenti, relazioni fra parti del corpo ecc...

Possiamo definire l'Esercizio anche come uno strumento pedagogico attraverso il quale guidare il paziente verso il recupero, un momento in cui sottoporre a verifica le nostre ipotesi e di continua valutazione, una azione artificiale, un contesto diverso dall'Azione reale della vita quotidiana ma che mediante le relazioni con essa consente al paziente di apprendere quelle strategie (cognitive e motorie) attraverso le quali potersi modificare.

Definiamo l'Esercizio come Azione artificiale in quanto la sua struttura organizzativa è la stessa dell'Azione. Ci sarà una "raccolta" di informazioni (la sintesi afferente), una loro selezione ed una presa di decisione che  faranno organizzare il corpo in un certo modo per la relazione con l'oggetto/sussidio (l'integrale efferente), un apparato di previsione dei risultati dell'azione/esercizio (l'accettore d'azione). Parlare di Azione implica anche considerare gli aspetti fenomenologici e l'intenzionalità.

Se l'Esercizio ha la stessa struttura dell'Azione, possiamo dire però che il contesto è differente da quello di una azione reale. Cercando di individuare le connessioni di somiglianza e differenza all'interno della relazione fra Azione Reale e Azione Esercizio, quindi mediante un Confronto Tra Azioni (CTA),  il terapista dovrà insegnare al paziente quelle "regole" che gli consentano di riorganizzare il movimento in seguito alla lesione.
A questo punto capiamo come l'Esercizio assume maggiore significato perché non appare  più come un qualcosa di estraneo, privo di significato rispetto alle azioni della vita quotidiana. E' tramite esso e la relazione con esperienze reali, vissute, contestualizzate, ricche di aspetti sensoriali/cognitivi/emotivi che il paziente potrà apprendere e raggiungere l'autonomia organizzativa.
 

Nessun commento:

Posta un commento