sabato 9 novembre 2013

Spunti di riflessione per il lettore dal libro "Autopoiesi e Cognizione - La realizzazione del vivente"

Stavo studiando il libro "Autopoiesi e Cognizione - La realizzazione del vivente" (Marsilio ed. 1985) di H.R. Maturana e F. Varela, due autori fondamentali della Teoria Sistemica e mi premeva mettere in evidenza un passo che secondo me ha spunti significativi in ambito riabilitativo:

[...] "Il comportamento (funzione) dipende dalla organizzazione anatomica (struttura) del sistema vivente, quindi anatomia e condotta non possono legittimamente essere separate e l'evoluzione del comportamento è l'evoluzione dell'anatomia e viceversa: l'anatomia fornisce la base per il comportamento e quindi per la sua variabilità; il comportamento fornisce il terreno per l'azione della selezione naturale e quindi per le trasformazioni anatomiche storiche dell'organismo." [...]

Lascio al lettore alcuni spunti di riflessione.
Ma allora, nel mondo riabilitativo attuale (o piuttosto forse sarebbe più opportuno dire fisioterapico), come è possibile che ancora ci si fossilizzi sul recupero come un problema meramente legato alla forza del muscolo? Come è possibile che la cultura riabilitativa sia cieca di fronte alla necessità di prendere in considerazione il fatto che abbiamo un cervello (come parte di un sistema complesso ovviamente) dalla cui organizzazione emergono determinati processi mentali che consentono l'organizzazione di un comportamento motorio?
Se mente e corpo sono strettamente "imbrigliati" (il concetto di embodiment espresso da Varela, Thompson, Rosch 1991), perchè perseverare nel considerare il corpo umano come una macchina priva di "mentale"?

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